“Cerco Invano Bellezza Ovunque” (C.I.B.O.) è uno spettacolo poetico, che coniuga il teatro d’immagine con il teatro fisico e la parola.
L’argomento è il cibo, la dipendenza e la compulsività, ma non viene trattato in modo “clinico”. Quello che lo spettacolo racconta, attraverso la semplice storia di un uomo, dalla sua infanzia sino all’età adulta, è la vita e il carico delle aspettative, la paura di non essere abbastanza, sentire il vuoto dentro di sé e cercare ogni modo per riempirlo.
“Parliamo di cibo. Non è uno spettacolo di ricette. Parliamo di cibo. Sì, ma ovunque si parla di cibo. Il cibo è dappertutto. E allora, di cosa parliamo quando parliamo di cibo? Siamo proprio sicuri che l’eroina sia la droga più pericolosa?
La vita è scandita dai sapori ed essi possono, all’occorrenza fagocitare il dolore, l’ansia, il vuoto e il troppo pieno e l’amore che non ho, quello che vorrei, la paura, la paura, la paura di non farcela. Allora mangio. Mangio e vivo. Mangio ed esisto. Mangio e mi addoloro. Mangio e mi premio. Posso farlo sempre. Posso farlo tanto, fino a scoppiare.
Cibo ci accompagna da quando nasciamo. A volte ci pedina, a volte ci supera, a volte ci schiaccia, ci ingrassa, ci disprezza, ci uccide, ci fa godere. Traccia la nostra immagine di noi, a partire da quando siamo figli e figli che diventano amanti e genitori a loro volta.